Tappa 3
Rifugio Alpe di Giümela - Bivacco Piano della Parete
Dal Rifugio Alpe di Giümela (1811 m), si segue il sentiero bianco-rosso che inizialmente attraversa un rado bosco di pini e larici e poi lungo pendii caratterizzati da bassa vegetazione raggiunge il Pass Giümela (2117 m). Da questo valico si abbandona il sentiero bianco-rosso che scende in Val Calanca per seguire la traccia alpina bianco-blu che risale i pendii erbosi posti sul versante ovest (Val Pontirone) della cresta sud del Piz di Strega. Si attraversano ripidi pendii erbosi lungo sporadici sentierini di capre, si contornano alcune conformazioni rocciose, si passa sotto la quota 2375 m e si raggiunge un ripido e caratteristico canalino (20 metri, T3, non esposto) che permette di guadagnare un ampio intaglio nel pendio - una senda - grazie alla quale si raggiunge il filo di cresta a circa 2400 m. Il primo tratto di cresta presenta porzioni rocciose: una placca (20 metri, corda fissa, non esposto) e poi un camino (20 metri, corda fissa non esposto), superati questi due passaggi si prosegue attraverso un avvallamento roccioso fino alla quota 2446 m, mentre la successiva quota 2542 m si contorna scendendo (su pietraie) leggermente sul lato Val Pontirone (ovest) per poi risalire sulla cresta nei pressi dei pendii erbosi a quota 2600 m circa. Da questo punto il percorso diventa vieppiù ripido ed esposto, si supera un primo pendio erboso (molto ripido ed esposto), in uscita con un passaggio in un canalino erboso che permette l’immissione ad un secondo pendio erboso soprastante, situato poco sotto la cresta, raggiunta la dorsale si segue sempre il filo di cresta spostati leggermente sul lato Val Pontirone, una tratta che si dirama lungo pendii erbosi (non esposti come i pendii precedenti ma comunque su terreno che richiede passo sicuro) frammisti a fasce rocciose, sino raggiungere la vetta del Piz di Strega a 2911 metri. Dalla cima si segue la facile e pianeggiante cresta nord, nord-est, che scende verso la quota 2821 m (punto più basso sulla cresta di collegamento tra le due vette), poco prima di questo punto bisogna abbandonare la cresta, si scendono pietraie verso ovest (Val Cumbra) raggiungendo così gli ampi pendii detritici della conca che si dirama tra il Piz di Strega ed il Piz Remolasch. Si procede sempre in traversata verso nord lungo pietraie che nella parte finale lasciano il posto a conformazioni rocciose composte da placche rotte, si passa sotto la vetta del Piz Remolasc e lungo una dorsale si raggiunge il Pass de Remolasch sud (2615 m dove si trova una bella croce).
Si discendono le pietraie che costeggiano la cresta, passando circa 50 metri di dislivello sotto il Passo de Remolasch nord (2632 m), cosi da raggiungere la Bocchetta di Caldözz (2587 m).
Dal valico che divide la Val Cumbra dalla Val Mèdra, si scendono alcuni metri per poi piegare a destra (nord-est) ed effettuare una traversa che si dirama nella località “Grüss di Rotondo” lungo pietraie instabili non facili da percorrere. Si tratta di una traversata leggermente in discesa lunga circa 700 metri la quale passa a lato della quota 2487 m e poi raggiunge la località “Ganne di Rotondo”, dove il pietrame malfermo lascia il posto a radi pascoli e la progressione diventa più comoda. Attraversato un falsopiano erboso e dopo aver superato una valletta con un piccolo torrente, le tracce di passaggio sul terreno diventano più evidenti, in questo punto inizia il sentiero pianeggiante che attraversa tutta la testata della Val Mèdra. Si tratta di un percorso incredibile, infatti grazie al passaggio negli anni di capre e pecore si è formato un’evidente traccia che corre proprio sopra le pareti rocciose che precipitano nella valle e attraversa orizzontalmente pendii erbosi molto ripidi (non difficile ma necessita passo sicuro). Per circa 700 m di lunghezza seguendo sempre la quota di 2370 metri circa, ci si sposta sul versante orografico destro della Val Mèdra. Il sentierino esposto lascia poi il passo ad ampi pascoli meno inclinati frammisti a pietraie, si piega a destra (nord-est) risalendo direttamente questi ripidi pendii a volte seguendo il solco di piccoli torrenti con pietraie, sino a raggiungere un caratteristico masso granitico a quota 2560 m circa, posizionato nella conca sotto il Pass di Revi (non si raggiunge il Pass di Revi in quanto da questo valico percorrere il tratto di cresta denominato “Filo de Brugéla” non sarebbe possibile e dunque bisognerebbe comunque aggirarlo passando appunto più bassi sul versante della Val Malvaglia). Dal caratteristico masso si attraversano ampi pendii detritici posti sotto il “Filo di Brugéla” sino raggiungere un evidente valloncello detritico con rocce scure posto a circa 2560 metri, da questo punto non si scende ad un secondo valloncello ma si piega decisamente a destra (nord-est) salendo un piccola sporgenza erbosa (5 metri, facile) così da raggiungere un punto dove si può vedere il tratto che ancora ci divide dalla cresta. Si tratta di 180 metri di lunghezza per 120 di dislivello lungo un pendio erboso molto ripido frammisto a pietre instabili (attenzione a non far cadere pietre in quanto sotto passa il sentiero), che bisogna salire direttamente prestando particolare attenzione a non scivolare specie la mattina se il terreno è bagnato oppure a stagione avanzata quando il terreno inizia ad essere indurito dal gelo. Nella parte alta di questo tratto l’erba lascia spazio a pietraie e terriccio che si superano piegando a destra lungo un piccolo valloncello sino a raggiungere la cresta in prossimità di un’evidente sella a 2785 m circa (da questa sella affacciandosi sul versante est - Val Calanca - si scorge un canale detritico con pietrame instabile che scende sui pascoli sottostanti: questa potrebbe essere una via di fuga dalla cresta). Da questo punto si segue sempre la cresta composta da ripidi tratti erbosi frammisti a facili muretti e tratti rocciosi da superare direttamente, si passa dall’anticima a quota 2835 m, si supera un avvallamento più pianeggiante, si aggira un ultimo evidente dietro-camino sulla destra (versante Val Calanca) per poi raggiungere la vetta della Cima dei Cogn (3062 m).
Guardando dal basso verso l’alto, il tratto finale impressiona per la sua verticalità ed esposizione, comunque grazie ai sentierini degli animali e a terrazzi naturali, la salita dell’ultimo tratto di cresta non presenta grosse difficoltà e non è particolarmente esposta.
Dalla vetta della Cima dei Cogn si segue in discesa la cresta nord, inizialmente composta da facili tratti rocciosi e poi da pietraie friabili, che conduce alla Bocchetta della Cima Rossa (2886 m), da questo punto ampi pendii detritici portano al pianoro dove si trova il bivacco, in quale è ubicato a pochi metri da dove la cascata della Fürbeda si stacca dalla parete per effettuare un primo salto di oltre 100 metri.
NOMI MONTAGNE, STORIA
Pass Giümela: Questo valico (il più profondo della catena) aveva una sua importanza storica in quanto permise scambi commerciali tra le due valli (Calanca e Pontirone) e vide anche persone emigrare nella valle contigua a cercare la sposa o a stabilirvisi, per questo è anche detto «passo degli sposi». Giümell deriva dal latino «Gemellus» ovvero «gemello».
Piz di Strega: Risulta difficile ricondurre l’origine del nome; in ogni caso nella trascrizione di un processo ad una presunta Strega di Malvaglia del 1631, viene segnalato il «Piano Riceii» in Val Combra come luogo della tregenda (convegno notturno con streghe dove si effettuano danze allucinanti e malefizi). Se dall’Alpe di Cava si guarda il Piz di Strega capovolgendo la testa di 90°, la sagoma della montagna delinea la faccia di una donna: questo potrebbe anche essere un motivo del nome “strega”.
Cresta sud Strega: Salita la prima volta il 16.6.1906 da Alberto Negretti
Passo del Remolasch: La letteratura precisa che venne raggiunto la prima volta nel 1871 da J. Coaz, ma gli alpigiani lo conoscevano sicuramente già in precedenza.
Bocchetta di Caldözz: Significa «abbastanza caldo» infatti vista l’esposizione (come anche l’alpe sottostante) si trova in un luogo ben soleggiato e caldo, rispetto ad altri luoghi della valle.
Grüss di Rotondo: Per Grüss si intende “frana, pendio detritico”.
Pass di Revi: Le cronache alpinistiche ne attribuiscono la prima traversata a J. Coaz nel 1871, ma sicuramente era già conosciuto dagli alpigiani.
Cima dei Cogn: Il suo nome, più che la forma a cuneo del monte, può essere anche legato alla presenza di avvallamenti a forma di cuneo lungo i suoi fianchi (la preposizione plurale “dei” indica questo aspetto, inoltre sul lato Val Calanca vi è una località chiamata i “Cugnö de Revi”).