Tappa 4

Bivacco Piano della Parete – Capanna Quarnei

Dal bivacco “Piano della Parete” (2725 m) si attraversa l’ampia conca detritica in direzione della Bocchetta della Cima Rossa (2960 m), poco prima del valico si piega a sinistra (nord-est) risalendo un ripido pendio caratterizzato da instabili e faticose pietraie sino a raggiungere la cresta del “Filo di Rosso”. Si procede sulla dorsale della facile cresta (tratti di I°), si supera una spaccatura (1 metro di vuoto tra due tratti di cresta abbastanza affilati), poi si aggirano dei brevi passaggi prima sul lato Calanca (1 corda fissa di 20 m lungo un pendio friabile ed esposto) e altri sul versante Malvaglia. Poco prima della vetta si sale un ampio camino-canale (20 metri friabile, I°, II°, corda fissa, non esposto) che permette di riconquistare la cresta e raggiungere in breve la vetta della Cima Rossa (3161 m). Si prosegue camminando lungo l’ampia e facile cresta sino all’anticima posta a circa 3150 m (non quotata sulla CNS), questa elevazione sulla cresta si supera sul versante Val Malvaglia salendo un muretto – camino atletico con un’ampia spaccatura (5 m, non esposto, 1 chiodo a espansione) segue poi una placca scalinata (II°, non esposto, corda fissa di 15 m). Dalla sommità dell’anticima la larga cresta detritica conduce alla vetta del Piz Piotta (3121 m), dalla quale lungo l’ampia dorsale composta da rocce rotte e placche levigate si scende nel punto dove la cresta si fa più esile.

Un tratto più aereo – specie dal lato Calanca – mai difficile e non molto esposto, permette di raggiungere in un ambiente molto suggestivo la sella a quota 2924 m posta a sud del Poncione della Parete. Da questa sella non si segue più il filo di cresta a causa di una serie di particolari e slanciate guglie rocciose che ne complicano il passaggio, ma si aggira la cresta lungo il pendio della Val Malvaglia, si attraversano estese pietraie composte da sassi a volte instabili e a volte composte da grandi piattaforme dai colori suggestivi, sino a riguadagnare la cresta al Passo di Giumello (2956 m). Da questo ampio valico il confine tra Ticino e Grigioni procede verso la vetta del Puntone dei Fraciòn lungo la cresta sud caratterizzata da un grande gendarme (quota 3095 m) che deve essere aggirato sul lato Val Malvaglia percorrendo tratti molto esposti e passando a lato di un caratteristico fungo di roccia, punto nel quale il terreno è assai friabile e composto da esili cengette e muri in roccia (passaggi in roccia fino al 3°). La Via Alta Crio causa appunto la conformazione del terreno e l’impossibilità di assicurare, non segue questo itinerario che passa sulla cresta sud del Poncione dei Fraciòn, ma dal Passo di Giumello preferisce una variante più sicura che si abbassa leggermente sul versante della Val Calanca. Dunque in terra grigionese la via percorre ampie pietraie dal caratteristico color rosso ferruginoso e levigate placche appena liberate dal ritiro del ghiacciaio, passa a lato di alcuni laghetti e punta poi verso il Ghiacciaio de Stabi: poco prima di raggiungere questa ultima lingua di ghiaccio della Val Calanca, il percorso aggira la fascia rocciosa che corre lungo tutto il versante est del Puntone dei Fraciòn con un giro in senso antiorario che si dirama lungo ampie pietraie prima e un tratto di facile cresta poi, sino a raggiungere la vetta del Puntone dei Fraciòn (3202 m). Da questa elevazione caratterizzata da una croce di ferro, si scende camminando la facile cresta nord sino a raggiungere i 3067 metri del Pass de Stabi (poco sotto il passo si notano alcuni segni bianco-blu e dei cordini in acciaio – in parte sepolti dai detriti - che scendono il versante della Val Calanca: a causa della forma a imbuto dello stretto canale con frequenti cadute di sassi e frane, nonché la mancanza di cordini nella parte finale causa il continuo ritiro del ghiacciaio, è vivamente sconsigliato questo passaggio in quanto pericoloso). La nostra via dal Pass de Stabi segue un’ampia dorsale pianeggiante caratterizzata da laghettini e lisce placche levigate la quale conduce in breve ai 3044 metri dello Zapportpass (tra i due valichi vi è un bivio dal quale si dirama un sentiero bianco-blu che scende alla valle di Zapport e all’omonima Capanna), dal valico sempre lungo ampi pendii ci si porta alla base della cresta sud-est del Rheinquellhorn. Si risale questa cresta che è composta da rocce rotte e presenta facili passaggi molto suggestivi, poco sotto la quota 3146 m un muro-diedro di 10 metri (2° grado, esposto, corda fissa di 7 metri) obbliga ad un passo atletico, dopodiché si continua a seguire il filo roccioso senza difficoltà (I° grado) sino a quando il tratto più aereo lascia il posto a pendii detritici con tracce di sentiero che si percorrono sino sulla vetta del Rheinquellhorn a 3199 m. Una cresta quasi pianeggiante collega questa elevazione alla vetta del Vogelbärg, osservandola dai pendii finali del Rheinquellhorn impressiona in quanto sembra aerea e difficoltosa, ma questo filo roccioso che divide il Paradiesgletscher a nord e la Val Malvaglia a sud, si percorre senza problemi in un ambiente suggestivo, caratterizzato da due elevazioni (3210 e 3176 m) che bisogna superare prima di raggiungere l’ometto di vetta del Vogelbärg che con i suoi 3217 metri è la massima elevazione della Via Alta Crio.

La cresta continua in discesa verso sud-est, un passaggio sotto il Vogelbärg richiede attenzione (30 metri terreno friabile, II°, esposto, corda fissa), dopodiché si raggiunge la vetta del Pizzo Cramorino (3133 m) e lungo una traccia di sentiero che corre appena sotto la cresta in mezzo ai detriti ci si abbassa al passo a 2997 m. Un’ampia dorsale frammista a terra e semplici passaggi in roccia permette di raggiungere la vetta del Pizzo Baratin (3036 m), dalla quale seguendo la cresta nord-ovest - facile ma delicata a causa del terreno instabile (1 corda fissa di 12 m) - si guadagna il Vogeljoch (2916 m). Dal valico, lungo pietraie malferme, si scendono le Ganne del Baratin puntando in direzione del Laghetto di Cardéd, non si tocca il laghetto infatti appena prima si devia per scendere lungo ampi e ripidi pascoli frammisti a fasce rocciose puntando decisi alla slanciata piramide del Cogn, dalla base di questa elevazione, seguendo radi pascoli e lungo in sentiero che è sempre marcato in bianco-blu si raggiunge l’Alpe Cardedo. Da questo bell’alpeggio non più caricato ma molto panoramico, un sentiero pianeggiante che supera gli scoscesi pendii di “Ör di Prato Rotondo” porta alle cascine di Ürbell (2059 m) e poco dopo alla Capanna Quarnei (2107 m).

NOMI MONTAGNE, STORIA

Cima Rossa: Il nome deriva dal colore delle rocce rossastre. Sulla carta del 1872 si chiamava Filo di Rosso (oggi questo nome è stato dato ad un tratto della cresta), nel passato era anche chiamato “La Marcia” (dalle franose pietraie a NW).

Piz Piotta: Da piodasch, piode: dunque caratteristici sassi dalla forma piatta.

Passo di Giumello: Giümell deriva dal latino «Gemellus» ovvero «gemello».
Nel 1893 W.A.B. Coolidge in «The Adula Alps» lo indica come Giumello Pass, e nella carta del 1872 veniva indicato un sentiero che scavalcava questa cresta.

Puntone dei Fraciòn: Il nome deriva da “fracc” ovvero zona caratterizzata da terrazzi.

Pass de Stabi: Attraversato la prima volta nel 1864 da F. Morshead con le guide P. Perren e G. Trepp.

Zapportpass: Attraversato la prima volta nel 1865 da A. W. Moore, A. Walker e J. Andregg.

Rheinquellhorn: “Corno della sorgente del Reno”. La prima ascensione si deve nel 1834 a due cacciatori di camosci (M. Loretz e Ph. Hössli) i quali sulla vetta fecero lo straordinario ritrovamento dello scheletro di un uomo e di resti di un ricco abbigliamento con spalline, un pugnale e uno stiletto (probabilmente appartenenti a un ufficiale spagnolo).

Vogelberg: “la montagna dell’uccello” o “Monte Uccello” come figurava sulle carte dei secoli passati.

Baratin: Il nome deriva da “berettino” infatti da Biasca la montagna richiama la forma di un berretto.

Vogeljoch: “Passo dell’uccello”, attraversato la prima volta nel 1865 da A. W. Moore, A. Walker e J. Andregg, ma probabilmente i pastori dell’alpe di Cardedo lo conoscevano già.